Il Superbonus si è rivelato un provvedimento provvidenziale per molti, ora però emerge un obbligo che può costringere a restituire soldi.
È capitato certamente a tutti più di una volta di voler vedere la propria casa in una veste differente, mettendo in atto una ristrutturazione, non del tutto radicale, ma i costi previsti per l’operazione spingevano a desistere. Il Superbonus, soprattutto nella sua versione 110%, ha permesso però a molti di realizzare questo sogno, sapendo di poter rientrare almeno in parte della spesa sostenuta, anche se ora a distanza di tempo il provvedimento sembra avere sempre più il sapore di una beffa.

La norma è stata infatti modificata per renderla più sostenibile per le casse dello Stato, comportando una riduzione dei vantaggi di cui potevano usufruire i cittadini. Basti pensare alla riduzione graduale delle aliquote, che è oggi del 70% per chi vive in un condominio, mentre chi abita in una villetta autonoma non ha nemmeno più la possibilità di sfruttare la misura. Purtroppo però non è finita qui, è emerso ora un altro obbligo che è fondamentale rispettare, in caso contrario potrebbe essere necessario restituire i soldi che si è riusciti a ottenere.
Il Superbonus può trasformarsi in una beffa
Avere la possibilità di sfruttare un incentivo può rappresentare spesso una manna dal cielo per chi è in difficoltà, specialmente se si stava progettando di fare una spesa e si è scelto di rimandarla più volte a causa dei costi previsti. Questa sensazione ha spinto tanti italiani a sfruttare il Superbonus, una norma che molti hanno guardato con favore e che ha permesso a chi lo desiderava di modificare almeno parzialmente la propria casa.
Il provvedimento non sarà certamente rinnovato nel 2025, su questo ci sono pochi dubbi, ma le brutte notizie per gli utenti non sono purtroppo finite qui. È emersa ora la necessità di sottostare a un obbligo importante per i beneficiari, che dovranno comunicare i dettagli dei lavori tramite asseverazioni a firma dei tecnici abilitati (DL 34/2020 all’articolo 119, comma 13 e 13-bis). Gli obblighi, come comunicato il 17 settembre 2024, sono anche retroattivi, anche se non saranno validi per tutti.

A dover rispettare la nuova regola sarà chi ha presentato la CILAS (Comunicazione Inizio Lavori Asseverata da Superbonus) entro il 31 dicembre 2023 e non è riuscito entro quel giorno a portare a termine i lavori. A loro si aggiungono anche le persone che hanno presentato la documentazione a partire dal 1° gennaio 2024.
Le modalità da seguire variano a seconda di quanto si è deciso di effettuare. Qualora si sia optato per un intervento di tipo energetico (ad esempio, modifica o sostituzione dell’impianto termico), sarà necessario rivolgersi all’ENEA. Se invece si è scelto di approfittare dell’occasione per effettuare un intervento antisismico, volto a rendere più sicura l’abitazione, si devono inserire i propri dati personali sul nuovo Portale Nazionale delle Classificazioni Sismiche (PNCS). In quest’ultimo caso bisogna rivolgersi a tre professionisti, ovvero direttore dei lavori, progettista strutturale e collaudatore statico, chiamati a effettuare autonomamente la procedura. Farlo in modo corretto è imprescindibile, altrimenti non si potrà più avere diritto ad alcun beneficio. Le tre schede richieste dovranno essere inviate entro il 31 ottobre 2024 se il SAL (Stato Avanzamento Lavori) è stato approvato il 1° ottobre. Chi dovesse avere ottenuto l’approvazione successivamente dovrà calcolare un tempo massimo di 30 giorni.
Non rispettare queste importanti novità porterà renderà esclusi dal Superbonus, soprattutto chi ha eseguito la CILAS dopo il 30 marzo 2024. Tutti gli altri utenti possono avere conseguenze ben peggiori, la multa può addirittura raggiungere i 10 mila euro.