Danni da buche stradali, cambia la legge e fa felici gli automobilisti: risarcimenti in arrivo

In caso di danni causati da buche stradali il risarcimento sarà più immediato grazie alla sentenza della Corte di Cassazione.

Le buche stradali sono un problema che tutti conosciamo e con cui abbiamo avuto a che fare più volte nella nostra vita. Il manto stradale è soggetto all’usura del tempo e anche ai danni causati dagli agenti atmosferici, motivo per cui è compito del Comune occuparsi di rendere sicura la strada per chi la percorre a bordo dei propri veicoli.

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Più facili i risarcimenti per danni causati dalle buche stradali grazie alla sentenza della Cassazione – giurisprudenzaunisannio.it

Questo principio è sancito dalla sentenza della Corte di Cassazione 16034/2023 che sottolinea l’obbligo da parte dell’ente di conservazione del bene demaniale. Questa sentenza, sebbene non implichi il rapporto diretto tra la presenza della buca e la responsabilità del comune, apre uno scenario interessante per quanto riguarda i risarcimenti a chi subisce danni al veicolo o alla persona a causa di buche presenti sul manto stradale.

La posizione della corte suprema si aggiunge a quanto sancito già dall’articolo 2051 del codice civile che attribuisce la responsabilità da cosa in custodia per quanto riguarda i danni causati dalla presenza di irregolarità nel manto stradale. Va in ogni caso sottolineato che nel caso di richiesta di risarcimenti concorre anche l’onere della prova.

Cos’è e a chi spetta l’onere della prova in caso di danni da buca stradale

Sempre l’articolo 2051 sancisce che la colpa da custodia è oggettiva, dunque non può essere evitata dalla dimostrazione che non è stata causata da chi è al governo della res pubblica nel momento in cui si verifica l’incidente. Ne deriva dunque che è irrilevante la mancanza di colpa del custode, in quanto sia il custode negligente che quello prudente devono rispondere in egual maniera all’aver causato danni a terzi.

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La Cassazione ha sancito che l’onere della prova dell’interruzione del nesso causale è a carico dei comuni – giurisprudenzaunisannio.it

Stando così le cose il danneggiato deve esclusivamente provare il nesso causale tra il danno subito e la presenza della buca in strada. L’unico caso in cui il risarcimento potrebbe essere negato è quello nel quale il custode riesce a dimostrare l’interruzione del nesso causale tra l’incidente e il danno al manto stradale.

Al fine di provare tale interruzione, il custode deve avere prova concreta – e dunque non presunzione di prova – che a cagionare l’incidente è stato un comportamento non prudente dell’automobilista danneggiato, come ad esempio il mancato rispetto del limite di velocità o delle regole del codice della strada.

Il caso del motociclista morto

La sentenza a cui facciamo riferimento è stata pronunciata in merito ad un caso specifico che riguardava la richiesta di risarcimento di una famiglia che aveva perso il proprio caro in seguito ad un incidente causato da una buca. L’uomo stava viaggiando a bordo del suo motorino quando a causa della buca ha perso il controllo del mezzo ed è andato ad urtare contro il palo.

In sua difesa il comune ha obiettato che l’uomo stava viaggiando ad una velocità superiore a quella consentita e che indossava un casco a scodella invece di quello integrale. Nei primi gradi di giudizio, il tribunale ha dato ragione al custode, evidenziando come la richiesta di risarcimento non fosse supportata dalla presenza di prove che dimostrassero che il conducente non aveva infranto il limite di velocità e indossasse il corretto equipaggiamento.

La Cassazione ha ribaltato il verdetto proprio attenendosi a quanto sancito dall’articolo 2051 del codice civile, in quanto l’onere della prova dell’interruzione del nesso causale non è a carico del conducente del mezzo (in questo caso della famiglia) ma del comune.

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